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In latino FAMILIAE significa “di famiglia”, ma anche “per la famiglia” e “alla famiglia”. FAMILIAE è la parola che ci rappresenta meglio di tutte, perché testimonia il nostro impegno concreto, quotidiano, in favore delle persone e delle loro famiglie: il nucleo entro il quale ciascuno di noi dovrebbe sentirsi accettato, capito, protetto. L’idea di fondare FAMILIAE è arrivata dopo anni di lavoro di gruppo, quando abbiamo capito che non ci bastava più essere avvocati, ma volevamo dare un senso ultimo, ancora più profondo all’impegno totale dedicato alla nostra professione. Abbiamo capito che con la nostra sensibilità e il nostro impegno volevamo e  potevamo contribuire a rendere le persone più felici, e migliore la vita dei Clienti che si rivolgono a noi e ci affidano i loro problemi, le loro preoccupazioni e i loro affanni. Così è nato FAMILIAE. All’interno di FAMILIAE, ciascuno di noi esercita la propria professione in regime fiscale di autonomia: ciò che ci unisce è il complesso di valori che condividiamo, l’amore per il diritto, la passione per gli altri. FAMILIAE ha una Carta dell’Identità. È il nostro Statuto dei Valori, la nostra bussola: racconta chi  iamo, cosa facciamo e come aiutiamo i nostri Clienti a realizzare i propri obiettivi. Nella Carta dell’Identità è iscritto il senso del nostro progetto comune e del nostro lavoro a favore degli altri.

 CORTEGGIAMENTO TROPPO INSISTENTE? PER LA CASSAZIONE E’ STALKING

Un corteggiamento insistito, non gradito dalla persona amata, è senz’altro un atto persecutorio che giustifica la condanna del protagonista per il delitto di stalking.

Lo hanno affermato, con una serie di pronunce coerenti, il Tribunale, la Corte d’Appello e poi la Corte di Cassazione, investita dal ricorso proposto dall’imputato: colpevole, secondo lui, solo di essersi innamorato e di avere cercato di intrecciare una relazione con una collega di lavoro; responsabile, secondo lei, di un vero e proprio assedio capace di condizionarle la vita.

Pronunciandosi sul ricorso, la Corte di Cassazione ha avuto modo di chiarire che i ripetuti tentativi di contatto – seppure apparentemente innocui (invio di messaggi, ripetuti cenni di saluto, recapito di regali indesiderati) – quando non siano graditi dalla destinataria possono ingenerare ansia, turbamento, timore, fino al limite di condizionare le abitudini di vita della persona offesa.

A quel punto, risultano perfezionati tutti gli elementi indispensabili per l’incriminazione: e il corteggiatore insistente può legittimamente essere ritenuto responsabile di atti persecutori.

Nel pronunciarsi sulla vicenda, la Corte di Cassazione ha avuto inoltre modo di ribadire che la testimonianza resa in giudizio dalla persona offesa, se complessivamente attendibile, è elemento sufficiente – da solo – a fondare una sentenza di condanna, specialmente quando si tratti di indagare le conseguenze di contenuto marcatamente soggettivo (ansia, paura, preoccupazione) che siano conseguenza della condotta di reato.

Avv. Giovanni Antonio Lampis

Il presente documento è stato elaborato sulla base della recente giurisprudenza della Corte di Cassazione sull’argomento.
Non dimenticare che la decisione che definisce il giudizio tiene inevitabilmente in considerazione gli elementi che caratterizzano il fatto concreto.
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